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Il National Geographic Explorer che fotografa i dettagli nascosti del mondo naturale

National Geographic photo business cards

Matthew Cicanese, fotografo pluripremiato e National Geographic Explorer, ci racconta come ha trovato la sua nicchia di mercato e che cosa fa per farsi notare.

Il fotografo naturalista Matthew Cicanese descrive se stesso dicendo che è specializzato in “macro fotografia di quelli che io chiamo i soggetti più deboli ed emarginati del pianeta Terra, quelli che noi esseri umani tendiamo a dimenticare.” Ma come fa a concentrarsi sui dettagli e, allo stesso tempo, gestire la sua carriera di fotografo di successo?

Oltre a essere National Geographic Explorer, documentarista e fotografo emergente della  International League of Conservation Photographers (iLCP), Matthew è anche sopravvissuto alla meningite, a causa della quale ha perso l’uso di un occhio e di un orecchio.

Dopo un’infanzia trascorsa a osservare la natura nei minimi dettagli, Matthew ha iniziato a esplorare un mondo poco conosciuto tramite le sue straordinarie fotografie, documentando gli affascinanti particolari della natura che ci circondano e a cui raramente prestiamo molta attenzione.

Abbiamo parlato con Matthew di come ha trasformato la sua passione in una professione, di come possono fare gli artisti per distinguersi e dei vantaggi che derivano dall’osservazione dei particolari.

Allora, Matthew, raccontaci di te e del tuo background.

Sono cresciuto in Florida, a Dade City, esplorando le foreste di querce della mia zona. La storia naturale mi ha sempre appassionato. Quando non giocavo con i videogiochi, uscivo a esplorare il bosco dietro casa, e catturavo insetti, mi arrampicavo sugli alberi e inseguivo le lucertole.

All’università ho studiato scienze ambientali e poi ho fatto un master in arti sperimentali e documentaristiche. Ora lavoro come libero professionista e mi occupo di arte, narrazione visiva, comunicazione scientifica e di tutela dell’ambiente per varie organizzazioni, dalle ONG alle istituzioni educative di tutto il mondo.

Quando hai deciso di diventare un fotografo professionista?

Ho sempre osservato il mondo in modo diverso dalla maggioranze delle persone. In un certo senso, il fatto di essere sordo e cieco mi ha spinto ad ammirare con stupore i piccoli dettagli della natura e a studiarli in modo quasi ossessivo.

Ho scoperto ben presto che quasi tutti gli esploratori e avventurieri non sono specializzati in fotografia, ma piuttosto nelle branche di storia naturale che più li affascinano.

La mia specialità sono gli organismi che sono sempre nel nostro campo visivo ma che solitamente non notiamo. Licheni, funghi e insetti sono solo alcuni dei soggetti che fanno parte di questo gruppo di organismi spesso trascurati ma che contribuiscono al buon funzionamento del nostro pianeta.

Ho un modo molto originale di vedere e documentare i miei soggetti che unisce alla mia curiosità infantile di quando esploravo i boschi, la passione per la conoscenza scientifica e la capacità di evocare con la fotografia temi narrativi che provocano reazioni forti.

Come sei diventato National Geographic Explorer?

Nel 2016, ho ricevuto una sovvenzione per effettuare una spedizione in Islanda e documentare la biodiversità dei licheni che si trovano lì. Diventare National Geographic Explorer significa entrare a far parte di una comunità internazionale di persone che sono profondamente dedite alla loro missione, che consiste nel mostrare il mondo agli altri sotto una nuova luce.

Che consigli daresti ai fotografi che desiderano far conoscere il loro lavoro?

Il desiderio di vedere pubblicato il proprio lavoro non dovrebbe mai prendere il sopravvento sul desiderio di produrre tale lavoro. Se si è preoccupati di vedere riconosciuto quello che si fa ma non si sente lo stimolo a fare, questo potrebbe ostacolare il proprio percorso di crescita.

Detto questo, oltre a sfruttare i social media, consiglio di fare network in occasione di conferenze, revisioni dei portafogli e in altri luoghi dove si incontrano gli influencer del settore: è un ottimo modo per farsi conoscere.  

Hai qualche consiglio su come fare network per i fotografi alle prime armi?

Bisogna avere coraggio e non aver paura di presentarsi alle persone, stando attenti però a non esagerare. Si deve trovare il giusto equilibrio, ma dopo averlo fatto per qualche anno, vedo che le persone iniziano a cercare me, invece del contrario.

Quando ci si mette in gioco, la cosa più difficile è accettare le critiche negative, ma anche in questo caso bisogna avere la forza di rialzarsi e provare di nuovo. Gli insuccessi vanno considerati un primo passo verso il successo, altrimenti rischiano di diventare ancore che ci fanno affondare.

Sembra che tu sia sempre in giro: come fai a organizzarti?

Compilo elenchi settimanale delle cose da fare e metto i vari compiti in ordine di precedenza. Quando si tratta di programmare il mio lavoro, tengo un calendario molto dettagliato, che si è dimostrato utilissimo. Sapere quello che devo fare fin nei minimi particolari mi aiuta a mettere ordine nel caos.

Come hai costruito l’identità del tuo brand?

Per rappresentare il proprio brand complessivo, è importante che lo stile di lavoro, la comunicazione, i valori e gli obiettivi siano omogenei. Se non si crea un proprio brand, è molto più difficile farsi conoscere nell’ambiente per il proprio stile di lavoro.

Un sito ben progettato è un altro must per qualunque professionista che desideri rafforzare la propria brand identity. Consiglio di non preoccuparsi troppo di cose come il logo e di realizzare un sito che contenga tutte le informazioni necessarie e una panoramica dei lavori migliori.

Che impatto hanno avuto finora i social media sulla tua carriera?

I social media sono fondamentali per coinvolgere il pubblico che apprezza il mio lavoro e raggiungere sempre nuove persone. Mi consentono di aggiornare chi mi segue sui miei ultimi lavori e di condividere le mie esperienze.

Se si usano piattaforme come Instagram, è importante postare solo i lavori pertinenti alla propria nicchia di mercato e interagire con i follower in modo autentico.

Un ottimo modo per coinvolgere il proprio pubblico è creare delle storie, anche se è importante non condividere troppo, per spingere le persone a voler scoprire di più.

Parlaci delle tue MOOcard. Perché hai scelto le MiniCard per mettere in risalto le tue fotografie?

I miei biglietti mostrano una gamma eclettica di soggetti tratti dal mio lavoro. Ho scelto la finitura lucida per far spiccare al massimo i colori vividi delle mie fotografie.

Utilizzo le MiniCard perché ritengo che i biglietti da visita non debbano essere pieni di informazioni e volevo anche ridurre la mia impronta di carbonio.

Inoltre, hanno le dimensioni ideali per dare un’idea di una scena o di un soggetto senza rivelare l’intera immagine. In questo modo, le persone che ricevono i miei biglietti da visita sono motivate a esplorare il mio sito per vedere il resto della foto.

Come hanno reagito le persone ai tuoi biglietti da visita finora?

Piacciono sempre molto a tutti, e la gente di solito me ne chiede più di una, perché sono piccole opere d’arte da collezionare.

Distinguiti dalla massa e crea le tue MiniCard

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